sabato 21 febbraio 2009

Una macchina da favola


Stefanino varcò la soglia e si ritrovò nell'immenso salone. Non c'era nessuno, a parte una coppia in lontananza, intenta a gironzolare attorno ad una vettura grigia, ma quel luogo sembrava comunque deserto. Lo sguardo di Stefanino venne catturato dalla lucentezza del pavimento, e Stefanino rimase per un po' fermo a contemplare affascinato per alcuni istanti l'immagine riflessa di sé che il lucido marmo gli restituiva. A distoglierlo dai suoi pensieri venne un uomo dal largo sorriso e Stefanino vi scorse subito la disponibilità e il calore. Gli occhi dell'uomo erano grandi e scintillanti. Proprio come il pavimento del salone.
- Serve aiuto? - chiese l'uomo, la cui eleganza discreta faceva il paio con la sua voce calma e sicura.
- Voglio una macchina nuova, - disse Stefanino - mi fa vedere qualcosa?
- Sono qui per questo! - dichiarò il venditore - e sono sicuro che qui troverà la macchina dei suoi sogni. Mi segua.
Nel percorrere il lungo tragitto verso il padiglione di esposizione, Stefanino ebbe un moto di ripensamento, frutto di un improvviso attacco di nostalgia: aveva da poco venduto la sua Strange Lover e ne era uscito fuori a pezzi, psicologicamente. Non era stata una scelta, piuttosto si era visto obbligato a darla via. La Strange, che dea di macchina! Enorme, potente, un'astronave da comandare semplicemente spingendo una serie di pulsanti colorati, e quella voce che rispondeva ai comandi o suggeriva qualcosa, anche se meccanica, gli era sempre parsa calda, materna. La Strange era una macchina miracolosa: ad esempio, la radio. Quando la teneva accesa durante i suoi lunghi viaggi, Stefanino non aveva mai incappato in una canzone brutta: la macchina conosceva i suoi gusti e selezionava di continuo stazioni e frequenze al solo scopo di fargli sentire le canzoni migliori, e ogni volta erano quelle adatte ai pensieri che Stefanino aveva in testa e che faceva scorrere insieme all'auto. E che dire delle innumerevoli funzioni? La Strange era veramente magica, in questo. Ad esempio, la temperatura: la Strange non la indicava semplicemente: la stabiliva. E così poteva succedere che se Stefanino aveva improvvisamente caldo, la temperatura calava di botto, intorno ai dieci gradi. E questo spiegava perché a volte, in pieno luglio, sui marciapiedi della città la gente in canotta, calzoncini corti e infradito, improvvisamente incrociasse le braccia e se le sfregasse, rabbrividendo. E viceversa, d'inverno in certe giornate si poteva vedere sfrecciare la Strange sotto un sole d'agosto, gli alberi stranamente rigonfi di foglie e frutti e la gente bagnata di sudore che si fermava di colpo a togliersi guanti, cappello, sciarpa e cappotto.
E i sedili? la loro morbida pelle lo invitava di frequente ad abbandonarsi come dentro al letto più comodo del mondo e Stefanino più di una volta si era ritrovato a galleggiare nel tranquillo e beato mondo di un sonno leggero, ma tanto non aveva mai di che preoccuparsi: la Strange, in quelle occasioni, inseriva il pilota automatico e si premurava di portare Stefanino a casa o in qualsiasi altro posto, sano e salvo. Ma poi erano sopraggiunti i problemi, la macchina era diventata un po' troppo impegnativa per Stefanino: parafrasando il nonno dell'Uomo Ragno, "da grandi macchine derivano grandi responsabilità". Pareva che quella macchina, così imponente, gli chiedesse ogni giorno più energia e contemporaneamente, Stefanino sentiva che la magia seduttiva dell'auto andava scemando, piano piano.
- Mi segue? - la voce dell'addetto alle vendite lo scosse dai pensieri e Stefanino quasi sussultò, - qua abbiamo delle Ferrari.
- Mah, non so: la Ferrari mi pare impegnativa, allora mi tenevo la Strange Lover...
- Ma queste non sono Ferrari qualsiasi. Dia un'occhiata a quella, per esempio.
Stefanino seguì lo sguardo del venditore e scorse un lungo e fiammante bolide rosso, non aveva mai visto quel modello, era pieno di curve, come un...
- Ferrari Violino, modello unico. Salga, la metta in moto.
- Posso? - chiese esitante Stefanino; la macchina lo seduceva, le curve, la lucentezza e soprattutto il nome, ma non chiese niente. Mise in moto, ma laddove si sarebbe aspettato il ruggito meccanico tipico di una Ferrari, trovò e assaporò il dolce e malinconico suono di un violino solitario.
- Ma...! - non seppe che aggiungere, e il venditore si chinò e gli sussurrò: - Spinga il pulsante dell'acceleratore, sì quello là, quel bottone in mogano.
Stefanino ubbidì e il suono malinconico si trasformò in un'allegra sonata, le note guizzanti nell'aria come pesciolini argentei e fulminei. Non seppe trattenere un sorriso.
Il venditore lo ricambiò e gli disse: - Non è un'auto qualunque, dia retta. E se poi non è la musica la sua musa, provi ques'altra Ferrari: la Rodari. Quando la si mette in moto, al posto del rombo del motore, escono fuori splendide filastrocche! Stefanino osservò l'altra auto, un bel modello rettangolare la cui vernice sembrava la pelle di un libro. Ma non osò avvicinarsi.
- Sa, non servirebbe a convincermi: io sono il classico tipo che sogna una Ferrari ma che può permettersi solo una Ferraccio, se esiste...
Il venditore rise educatamente alla battuta, ma dopo un breve attimo di pausa, gli toccò il gomito e gli disse, in tono confidenziale:- La sua passione sono i fuoristrada? Sa, la gamma delle Lover non è tutta costosa o impegnativa come la sua vecchia Strange. Mi permetta di farle qualche esempio: c'è la Jessica Lange Lover, un pochino femminile, diciamo, piccola e tondeggiante, ma pratica e confortevole... poi c'è la più dinamica Zoolander, ma qui bisogna vedere se lei è un patito dell'estetica. La Zoolander è "bella, bella, bella in modo assurdo", come recita lo slogan della pubblicità in tv; va un casino quest'anno, ma personalmente la trovo un po' lenta e i consumi... beh, un po' eccessivi. Ma esiste anche la Land Cover. Guardi il dépliant: è per chi ama cambiare ogni giorno l'aspetto della propria auto. Infatti, come vede, ha una vasta scelta di cover intercambiabili coloratissime e... guardi qua che colori!
Ma Stefanino non ascoltava più: il suo sguardo, da qualche secondo, aveva preso a puntare un oggetto nel punto più lontano del padiglione.
- Senta, prima ho intravisto una coppia con un bimbo: per caso il bambino aveva con sé una macchinina verde? Credo che l'abbia dimenticata. E' là, vede?
Il venditore scorse l'oggetto e il sorriso sparì.
- Quella non è un giocattolo, ma uno splendido esemplare di MiniMicroMinor! Che fa, sfotte?
- Ma è minuscola, minima, microscopica... obiettò Stefanino con aria perplessa.
- Non si fermi alle apparenze, la provi. Poi mi dirà.
Stefanino aprì lo sportello e quasi non riusciva a infilare la gamba destra nell'abitacolo, ma il venditore lo fermò: - Faccia piano, non entri così, a gamba tesa. la pieghi, con calma, però. Faccia come se stesse infilando un bel paio di pantaloni. Ecco, così. Bravo. Visto? Le va su misura.
Stefanino ignorò la voce del venditore, perché nel frattempo era avvenuta una specie di magia: la MiniMicroMinor era più spaziosa di una stiva di un mercantile dopo lo scalo. Stefanino spalancò gli occhi: incredibile, più spaziosa addirittura della sua Strange! Il sedile, una poltrona dove affondare! E che panorama, da quei vetri grossi come vetrate di un negozio! E dire che la Strange era talmente grossa che aveva anche un corridoio e un caminetto perfettamente funzionante tra i sedili anteriori e posteriori. Ma questa... questa macchina era una vera e propria magia!
- Posso fare un giro? - chiese Stefanino, la voce che, acuta, ora pareva quello di un bambino di fronte ad una bici nuova fiammante ultimo modello.
- Certo, io l'aspetto qui. Mi lasci solo la carta d'identità, sa...
- Certo, certo - lo interruppe Stefanino, impaziente di mettersi su strada su quella strana auto verde bottiglia.

Una volta uscito in strada, Stefanino annotò alcuni particolari, come durante un test: di vantaggioso c'era la praticità, certo, la si poteva parcheggiare anche dentro una ciabatta. Il motore era silenzioso, quasi un soffio. E la strumentazione, ridotta all'osso, finalmente gli fece capire che la semplicità era di gran lunga più rilassante di tutti quei pulsanti e bottoni che facevano dell'abitacolo della Strange una sorta di cielo pieno di stelle. Belle, però a volte gli mettevano ansia, quelle luci che chiedevano costantemente attenzione. Unica pecca, finora, gli ammortizzatori: Aveva appena schiacciato con le ruote un sasso non più grande di una noce, e il sobbalzo della vettura gli assestò un calcio sulla schiena e Stefanino corrucciò la fronte. Mhh... non so... stava pensando quando d'improvviso, distratto dal suo test interiore, un camion gli si parò di fronte, contromano. Stefanino non fece in tempo a reagire, anzi, l'unica cosa che fece fu un gesto istintivo: lasciò il volante e si coprì gli occhi con le braccia incrociate e urlò. L'urlo venne coperto dal lungo suono di protesta del clacson del camion.
Per un istante, Stefanino vide nero sopra di sé. Poi, con la macchina ferma in mezzo alla strada deserta, si guardò le mani e poi tutt'attorno. Era vivo. Come era potuto accadere? Scese a constatare i danni: niente di niente. Sempre più perplesso, Stefanino ad un tratto capì: la macchina si era rimpicciolita ed era passata sotto il camion, ecco perché quel buio... Stefanino iniziò a tremare, ma presto si calmò. Fece due passi attorno alla MiniMicroMinor, prese due lunghe boccate d'aria per recuperare il controllo di sé e risalì in macchina.
Dentro, tutto sembrava normale, ma durò poco: di nuovo, piano piano quell'abitacolo tornò ad essere spazio. Spazio infinito.

Cinque minuti dopo, Stefanino rientrò dal concessionario.
Il venditore, appoggiato alla vetrata e fumando una sigaretta, lo accolse con il solito sorriso. Lo stava aspettando.
- Allora?
- Allora, è mia! Questa macchina è una favola! - Disse Stefanino visibilmente emozionato.
- Beh, è vero. E mi creda, la stupirà sempre di più. Gliela metto in una busta?

- No, tanto la butterebbe via subito, sa come sono i bambini, non si trattengono... vero Stefanino? Guardi, ci sta già giocando...
- Eh, sì - sorrise il commesso - stanno lì ore e ore facendo andare su e giù quelle macchinine e Dio solo sa cosa passi loro per la testa!
- Sì, e il mio Stefanino ci passa le giornate intere, con questi modellini. A volte me lo ritrovo addromentato, la sera, con la macchinina in mano. Ma ogni volta si stufa, ne vuole una diversa, L'ultima volta il papà gli ha regalato un fuoristrada, avrebbe dovuto vederlo! Era al settimo cielo! Ma poi... bah, non si accontenta mai.
- Buon segno, signora: non accontentarsi mai, nel limite del possibile.
- Vero. Grazie e arrivederci. Andiamo, Stefanino.

Mamma e figlio uscirono mano nella mano e si inoltrarono nel parcheggio, che a quell'ora era quasi tutto occupato. Ma Stefanino non notò alcuna macchina. I suoi grandi occhi scuri non vedevano che lei, la favolosa MiniMicroMinor verde bottiglia, parcheggiata nel palmo della sua mano destra. Sorrideva e la fissava La fissava e sorrideva. Sua mamma, guardandolo seria con la coda dell'occhio, scosse in maniera impercettibile la testa ma poi, alla fine, sorrise pure lei.

1 commento:

  1. Finalmente ieri sera George ha onorato la scommessa persa con Thomas, ottima cenetta di pesce, ma che due palle a sentir parlare tutta la sera sempre e solo di macchine!
    Forse per questo, stanotte ho fatto un sogno allegro: io guidavo (ahahaha!giusto nei sogni...) e ovviamente sono finita sotto un Tir. Ricordo solo che mentre il Tir mi passava sopra, ho pensato: - cazzo, quanto è buio qui sotto.
    Forse è stata anche colpa di Don Cosciotto, del suo liquorino al benzene e delle sue lunghe, pallose tirate su macchine, moto e motori (per poi passare agli stimolanti e dinamici discorsi su orologi d'epoca e mobilio d'antiquariato, che entusiasmo, io avevo l'occhio vitreo da pesce non molto fresco).
    Forse è pure colpa della Mini di George: è una fonta d'ispirazione molto potente. Quasi magica, direi.
    Sì, tutta colpa della Mini.
    Mi chiedo cosa averi inventato, se avesse avuto un'Arna.

    Dal canto mio, io guiderei solo una Volvo,
    è il mio mito da quando ero piccola.
    Volvo for life!

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