venerdì 27 febbraio 2009

Amore nero

Galleggiamo in mare di acqua e sale
tra tonde pareti di vetro, ci pare normale
Non parliamo, non ci muoviamo, siamo olive
ma siamo creature… siamo tutte vive.

Vero è infatti il nostro cuore di legno
nera la pelle, per un oscuro disegno
In questo mare di sale, noi si langue
ma d’olio saporito è il nostro sangue.

Tutte nere, tutte uguali in apparenza
ma una è speciale, è la mia sofferenza
Dolore l’amore per me comporta
lei sa o forse no, ma poco importa.

Non posso muovermi, scendere da lei
per farmi notare, cosa non farei!
Destino, mi hai fatto impotente
perché mi odi? non ho fatto niente!

La amo dall’alto e posso solo guardarla
lei non si muove, non mi nota, non mi parla
È solo nel dolore che può essere capito
il disumano, feroce concetto d’infinito.

Ecco allora che, per sfuggire alla triste sorte
di un amore non vissuto, s’invoca la morte
È nella morte la speranza di una scappatoia
se questa vita è dolore, allora la morte è gioia.

Vivo immobile, non posso suicidarmi
solo alla speranza posso affidarmi
Ma proprio quando tutto sembra perduto
sento sopra di me un rumore conosciuto.

Viene ora il dio di carne col tridente
scoperchia il cielo di metallo lucente.
Pare che di noi egli non sia mai sazio
incurante come fato davanti allo strazio.

Un occhio nero silente sulla nera massa
subito adocchia un’oliva bella grassa
E ora…prende lei… Non puoi farmi questo!
Suvvia, prendi anche me, ma fai presto!

Prego dio d’infilzarmi il forcone cromato
lo supplico di dar fine al mio dolore salato
Gli prometto in cambio speciale sapore,
perché ha speciale sapore chi vive d’ amore.

Voglio seguire lei, in quel misterioso buco
scenderle dietro in quel tunnel di muco
E confidando per una volta nella corrente amica
tenterò di raggiungerla in men che non si dica.

Cercherò di avvicinarla, azzarderei un tocco
la affiancherò nella corsa verso lo sbocco
Mi scioglierò con lei in un umido amplesso
sperando nella sosta in un buio recesso.

Mescolate in una tenera poltiglia
finalmente saremo nuova famiglia
Evacueremo insieme dal tunnel del dio umano
e verso il mare dell’aldilà ci daremo la "mano".

(Olga)

La prossima volta tocca ai peperoni... un amore pesante. e per la poesia sull'orgia aspetto l'ispirazione da caponata di cozze... mmhh, no, le cozze non trombano, mi dicono.

Ah, beh. Allora, facciamo che le cozze si mascherano e che quindi possono trombare pure loro.

La maschera, nella sua infinita bugia, è pura democrazia.

(Basta col delirio e basta con le olive, Olga. Ti si ripropongono...)

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