martedì 24 marzo 2009

That is the question, Hamlet


Quando un tuo amico carissimo, fragile e lontano, è in pericolo, che fare?
Che fare, quando non si è né psicologi, né eroi e quando chi ami non vuole/non sa come essere aiutato?
Che fare, cercare di rianimarlo organizzando la classica serata a riguardarsi per la centesima volta Zoolander o parlare dei massimi sistemi nascosti nelle nostre vite così minimal?
Non so, a volte mi viene da pensare che voler bene ad un amico significhi passare anche tramite il silenzio e la rispettosa distanza.
So solo che non so che cosa fare, se non tacere e scrivere qua, nel posto che lui ancora non mi ha chiesto di poter visitare, nella speranza che arrivi quella richiesta d'invito.
Non so che fare e intanto, caro N***, le immagini di te svaniscono nella nebbia dell'ultimo nostro incontro di quasi 4 mesi fa - diocàne - e rimangono solo mille pensieri, tante paure e un'idiota in calzamaglia e teschio in mano che risponde al nome di Olga, che risponderebbe volentieri al suo vero nome, se solo tu osassi sussurrarglielo in un orecchio.
Spero di mancarti, spero che ti manchino tutti, perché se qualcosa manca, vuol dire che la si desidera e se si desidera, significa che si vive.
Forse.
O forse no.

Maledetto dubbio.

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