giovedì 5 marzo 2009

Herpes

Lei stava ferma, la schiena diritta e i piedi perfettamente appaiati di fronte alla vetrina del negozio di stoffe. Non era interessata a nessuno dei tessuti che, a guisa di onde immobili e colorate, disegnavano un piccolo mare di arcobaleno la cui superficie era l’immacolata e liscia vetrata. Lei stava osservando se stessa trasparire riflessa sul vetro e tutta la sua attenzione, tutta la sua esistenza era concentrata sulla macchia rossa sull’angolo destro del labbro inferiore. Un herpes di dimensioni ragguardevoli, una stonatura su quel viso già di per sé stonato, irregolare e un po’ sbattuto.

La ragazza distolse lo sguardo e nel voltarsi di scatto per sfuggire al più presto dalla visione ipnotica dell’herpes, quasi travolse il ragazzo che in quel momento stava passandole dietro alla schiena.

Ops, scusa!

No, figurati!

Lei tenne lo sguardo basso, coprendosi labbra e mento con la mano, ma bastò un’occhiata di sfuggita per constatare che il ragazzo era bello e che lei invece era impresentabile con quell’herpes, e si vergognò. Ragion per cui aggrottò la fronte, restituì al ragazzo che le fissava la bocca uno sguardo duro come uno scudo, e se ne andò.

Il ragazzo la guardò, voltandosi, e vedendola camminare con lo sguardo schivo, la schiena curva e il passo rapido e leggero, pensò che fosse proprio una bella ragazza e che le sue labbra fossero piene e invitanti, peccato che con l’infallibile liguaggio del corpo lei gli avesse comunicato, a lui che le aveva anche sorriso, totale chiusura e rifiuto.

Niente - sospirò sconsolato - non è successo. Non succede mai niente, è il destino…

La ragazza, cento passi più avanti, pensò la stessa cosa nello stesso istante.

La storia finisce così, ovvero che i due continuano a vivere, provocandole ad ogni istante, cose risapute e scontate, maledicendo il destino e aspettando un’occasione che, più la si attende, più sembra non arrivare mai, chissà perché.



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