domenica 10 maggio 2009

La borsa (festa della mamma)


"Si ricordava di una famiglia assai povera: la donna stringeva al petto sempre una vecchia borsa. I suoi figli si stupivano che lei possedesse qualcosa di valore. Un giorno nella corsa la donna cadde e rovesciò per terra il tesoro: bottoni. Per non sfigurare, anche lei si era dotata di borsa inseparabile. Anche sotto le bombe una donna povera non voleva essere da meno delle altre. Da allora non la videro più."
(Erri De Luca, Tu, mio)

[Mia madre è una donna povera che spesso ha pianto per la povertà. Lei non ha mai borse, se non sotto ai suoi occhi verde e nocciola, e quelle borse sono piene di lacrime. Vorrei dire a mia madre che il sale delle sue lacrime è lo stesso di tutte le persone ricche e povere e che le sue borse sono il doppio segno della passione che ci mette nelle cose, nonostante tutto, passione di cui lei non è mai stata povera.
Le ho detto che non si può perdere la propria ricchezza addolorandosi della povertà altrui, la povertà di chi ha tanto pane, belle borse piene e il cuore vuoto.
Calando mia madre nella scena di Erri, sogno di vederla inciampare e rivelare al mondo intero la sua borsa squarciata e piena di me.
Mia madre è una donna povera a cui mancano (solo) i soldi.
Di tutto il resto, potrebbe mettersi a distribuire borse piene a tutti.
Mia madre ogni tanto si vede povera e misera e piange.
E allora io, furtiva, aggiungo qualcosa nella borsa e so che, quando è sola, sul lettone, la apre e scopre un bottone in più, un bottone che è suo, solo suo.
Mia madre non è mai stata povera.

Auguri, mamma.]

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