mercoledì 20 maggio 2009

Fu nera


Sto attenta al particolare, mentre mi vesto, ho un funerale che mi aspetta e anche se so che all'unico corpo in posizione orizzontale presente alla cerimonia poco importerà della mia mise, mi adeguo alla richiesta di sobrietà e cupezza, perchè so che esiste gente che potrebbe rimanere sconvolta qualora mi presentassi con gli zoccoli giallo limone - zoccoli che, per un attimo, mi hanno comunque tentata, devo ammettere...
e allora painted in black, esco e cammino senza pensare e quando rispondo al telefono al collega che vuole solo fare due parole e mettermi in guardia dal "covo di vipere" che mi ronza attorno, io rispondo con serenità: - Sto andando ad un funerale noto che il silenzio e il cambio di tono del suddetto collega quasi mi stupisce e mi chiedo, mentre lui è lì a sciorinare paternalistiche e metaforiche pacche sulle spalle, perchè mai questo silenzio, questo abbassamento di voce e poi mi rispondo: - Ah, già: sto andando ad un funerale.
Arrivata davanti al luogo più estraneo che la mia mente possa concepire - una chiesa - mi fermo all'entrata perché sono l'unica persona vestita total black e la cosa mi blocca: vecchiette (la maggior parte dei presenti è vecchia, lo si nota dai capelli grigi e bianchi, dalle spalle curve, dalle gambe storte, dalle matrone dal corpo ormai cubico, dalle camicie azzurrine dei signori e dai pantaloni con le pences) con delicate camicette a fiori e magliettine dai colori pastello e allora mi dico, non fa niente se ho cannato la mise, alla protagonista di questa cerimonia non importa.
Le persone anziane mi riservano sguardi gentili e pudici, di quelli che non vedo più sui volti dei giovani o dei miei coetanei.E inizio a chiedermi...
Ma non faccio altre deviazioni mentali, sto presenziando ad un funerale.
Uscendo, dopo aver salutato la nuora della protagonista (quella in posizione orizzontale e tolta dalla vista), riprendo a camminare e sento una voce cristallina chiamare il mio nome: un'altra collega, bellissima nella sua tuta tutta bianca e in sella ad una bici anch'essa tutta bianca, mi sfreccia accanto e mi sorride e io la saluto, e penso che per un istante - breve istante - nell'incrociare gli sguardi, io e lei abbiamo formato un tao formidabile e istantaneo, io nera che torno da una morte estranea e lei bianca a pedalare incontro alla casa, alla famiglia, ovvero la (sua) vita. Sono contenta che non si sia fermata, quel sorriso che ondeggiava sulla bici si sarebbe fermato alla risposta "torno da un funerale".
Scendo lungo i vicoli pieni di storia di cui non m'importa granché in questi utlimi tempi, e mi rendo conto che il nero che mi porto addosso striscia sulle mura e fa rumore lasciando una scia, ma sono incurante di tutto questo, perché forse la scia nera esce direttamente dalla mia testa, non lo so ed è con questa mia leggerezza che continuo a camminare ancheggiando (ancheggio a causa di un lieve mal di schiena) e invio un sms ad un altro collega per sapere con che mezzo verrà a prendermi. Risponde subito, segno che non l'ho buttato giù dal letto. Sorrido mentre m'immagino lo sguardo comunque assonnato...
"Moto", risponde lui.

Penso alla protagonista del funerale, è la mamma di un mio amico che non vedo da tempo e mi chiedo: - Mariola, quando è stata l'ultima volta che sei salita su una moto, tu?
Sorrido perché m'immagino che la madre del mio amico mi sorriderebbe e mi risponderebbe: - Ma che cosa vai a chiedere, Olga...Lo so, ma immagina, Mariola, quante strane domande e chissà quali pensieri toccano il protagonista di un funerale.
Rileggo sul display la parola MOTO, e immaginandomi nell'atto d'infilare il casco e stringermi al mio collega in un abbraccio necessario, mi accorgo di colpo che non ti ho mai abbracciata, Mariola. Mi fermo sui gradini in discesa del vicolo.
Un pensiero nero, ecco quel che ho appena avuto.
Non ho abbracciato tuo figlio, il mio amico, perché non volevo vedere i suoi occhi.
Un pensiero nero che è subito sbiadito perchè oggi, quando la moto sfreccerà, io chiuderò gli occhi e vi vedrò, Mariola, te e tuo figlio.
E solo dopo potrò dire: - Sono "stata" ad un funerale.

In maniera molto strana - e forse superficiale, ammetto - ti ho voluto bene e mi capiterà di pensare a te e a questi pochi attimi di vita appena descritta, vita banale ma pur sempre (la mia) vita.
Fu nera ma da un po' non lo è più.

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