lunedì 6 aprile 2009

Questo post non ha titolo, solo crepe.

"... ci stanno persino quelli che dicono “speriamo che non si metta a piovere”
ma cosa te ne importa!
e se non piove? cosa ti cambia?
pensa a un giorno d’estate all’inizio agosto, una giornata piena di sole
un giapponese di hiroshima pensa “speriamo che non si metta a piovere”
e infatti non piove,
ma poi vede la sua città diventare un secchio di cenere

la speranza è un’attività da esaltati
come si fa a avere speranze nel futuro, cioè in una cosa che non esiste?
è come dare la chiave della propria casa al primo che passa per
strada ipotizzando che ci sia una possibilità che si tratti di un
maniaco del pulito che verrà a farti le pulizie di Pasqua...

... che precursori i depressi!
appena è stato possibile se ne sono andati a vivere nelle tombe..."
(Ascanio Celestini, da: Orazione funebre per la cultura italiana - p.s.: il resto lo trovate su Micromega).

Anche se c'entra poco con la catastrofe che ha distrutto vite in Abruzzo (anche dalle parti del mio luogo di nascita, Penne, ci sono stati danni e la cosa mi fa uno strano effetto), queste parole si sono collegate al volo con le immagini di strazio offerte dal web.
E leggere che uno dei paesi colpiti - non so in che misura - è Santo Stefano di Sessanio mi ha fatto stringere il cuore.
L'anno scorso noi Paolotti - unendo le nostre forze (ma parlerei più di "tare") con i temibili Squallidi, abbiamo trascorso un weekend fantastico tra i monti abruzzesi, in occasione del compleanno del Giamario, in compagnia di quattro sparuti abitanti e una silenziosa muta di cà da pajaro (l'animale più intelligente del mondo, quello che insieme a ratti e bacarozzi un giorno arriverà a dominare il pianeta).
Abbiamo mangiato bene, bevuto benissimo, dormito da dio e visitato il castello dove fu girato Ladyhawke e alla fine siamo tornati contenti alle nostre routine. Ci siamo divertiti e, personalmente, ho avuto modo di apprezzare di più certi amici.

Bene, un anno dopo
... eccoci qua, con i nostri grandi problemi e le nostre piccole gioie, i nostri scazzi e le grasse risate, noi che a volte ci scordiamo di essere sereni, perchè non sappiamo più come fare ad accorgerci/sorridere degli eventi microscopici ma lieti che accadono quotidianamente attorno a noi, persi come siamo dietro alla ricerca vana ed estenuante della realizzazione di "grandi sogni". Noi che abbiamo, per dirla alla Dickens "great expectations", ma veramente "very little will" per ottenere ciò che vogliamo, noi che ci diciamo depressi quando la giornata è cupa, ma non riconosciamo di essere sereni quando oggettivamente c'è il sole ... noi, nonostante tutto, qui un anno dopo a festeggiare in compagnia e in amicizia un altro compleanno del Giamario.
Bene, un anno dopo
... Santo Stefano di Sessanio è quel che è ( e le è pure andata bene), è diversa, è stretta accanto alle cittadine vicine straziate dalla calamità naturale*.
(*non esistono "calamità" naturali, tra l'altro: esistono gli effetti di eventi naturali, effetti che magari non si possono prevedere grazie solo al radon, ma che si possono prevenire, se invece di sparare cazzate progettando un utilissimo ponte sullo stretto di Messina, si ponesse attenzione sul fatto che - essendo l'Italia piazzata su una zona sismica - sia magari il caso d'iniziare a parlare di un vero "piano casa", inteso come COSTRUZIONE PREVENTIVA ANTISISMICA, così da non doversi poi perdere in sterili polemiche sui presunti Nostradamus della ricerca (che poi basta leggere due righe e si scopre che è da anni che si studiano le reazioni del Radon collegandole a effetti sismici).

Noi invece siamo tutti qui.
In Abruzzo manca un certo numero di persone all'appello.
Noi siamo fortunati, io almeno penso di esserlo oggi anche di più, ed è brutto dovermene rendere conto a spese di altri, persa come sono stata, anch'io, a trascorrere notti non dico nelle tombe, come i depressi di Celestini, ma sicuramente in un buio loculo che avevo allestito dentro di me.

Sono mesi che ciò non accade più.
Sono fortunata.
Siamo fortunati.

Santo Stefano di Sessanio e i Cà da Pajaro... e l'Armata Squalotti. Eccoli qui, un anno fa.
I fortunati.
Auguri.

3 commenti:

  1. hai ragione olga ... anch'io non ho potuto non ripensare al fatto che lo scorso anno, nello stesso w/e, eravamo a pochi passi dalla tragedia. Perché di tragedia trattasi, forse evitabile, ma ora non è il momento delle accuse ma quello di pregare, per chi crede che ci sia un Dio ...

    dico che non posso immaginare cosa abbiano provato quelle persone quando la terra ha cominciato a tremare per poi sprofondare verso l'abisso ... nel'97 anch'io come loro ho sentito la terra tremare e le pareti scuotersi ... ma non sono crollate, non sono sprofondato ... ripeto le tue parole: sono fortunato ... siamo fortunati ... ed è un pò triste ricordarselo in questi tragici momenti ... è inevitabile ricordarselo in questi momenti.

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  2. Giusto per sdrammatizzare: pensa quant'è fortunato pure Big Head, dal momento che sono ANNI che gli abbiamo promesso di fargli la pelle e invece ancora campa impunito.
    Ah, ma la fortuna è cosa effimera...

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  3. maledetto neanche al mio compleanno è venuto ... merita una puniizone esemplare ...

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