domenica 1 febbraio 2009

STORIA DA MARE (in versi come le onde)

Pronta a fendere le onde
con le fiancate della mia nuova anima.
Anima che torna ad essere nave
dopo giorni di cantiere forzato.
Nave che ha bisogno di un nuovo varo.
Il mio cuore è un capitano sereno e possente,
la vita l’ha reso forte di polso, finalmente.
Ha una ruga in più e una cicatrice che vede solo lui.
Un fantasma che ognuno ignora e che,
solo quando è solo,
il capitano ogni tanto sente e accarezza, come ora.
E ora, è per sempre.
Come il mare.

In questa nave viaggia tranquillo, mio tesoro.
Non badare alle scosse del mare,
questo vecchio che spesso cerca di scrollarmi via,
le sue ondate come spallate sui miei fianchi.
Viaggia sereno, dentro la mia nave c’è una comoda stiva.
Una stiva che è anche un porto, dove altre navi attraccano,
chi per sempre, chi per un istante.
Un giorno il capitano scenderà nella stiva e noterà che tu sei sparito.
O che sei ancora lì.
Non gl’importerà, sa che comunque ci sei, ora.
E ora, è per sempre.
Come il mare.

Il mare oggi è calmo, domani non si sa,
ma non temere, tesoro mio, dovesse protestare,
il capitano baderà a te e a tutto il resto del carico.
Il capitano è l’ultimo ad abbandonare la nave, si dice.
Ma questa è la storia di un capitano che non abbandona mai.
Che non lascia mai nessuna cosa in balìa delle onde.
Non c’è naufragio, il capitano sa che non può essere.
Questo mare può cullare dolcemente o infuriarsi a morte, ma non ora.
E ora, è per sempre.
Come il mare.

Quando la nave sarà stanca,
il capitano allora se ne accorgerà
e studierà le carte per trovare una nuova isola.
Sceglierà la più bella, la più invitante,
che sappia di casa, anche se sconosciuta,
isola che possa offrire i suoi profumi più buoni.
Il capitano attraccherà e appena toccato il suolo,
grato le bacerà il suo orlo di veste di terra.
Poi tornerà nella stiva e deciderà cosa lasciare,
buono per altre rotte,
e cosa portare con sé, ora.
E ora, è per sempre.
Come il mare.

Oggi, nave rimessa a nuovo,
rivivrò in un’altra isola.
Ho cambiato ancora forma,
e nuova terraferma mi definisce.
Nuova terra mi aspetta.
Non ha fretta, il capitano, di raggiungere l’isola.
Si gode la brezza che domani può diventare furia d’aria,
le mani salde sul timone,
timone che è cuore da guidare.
Perché quando il capitano stringe il timone
nessuno capisce dove finisce la pelle e inizia il legno.
Cuore, timone dai muscoli di legno, forte e caldo.
Cuore, nave veloce e motore pieno.
Cuore, capitano silenzioso e sereno.
Cuore, isola di terra, dove tutto è saldo.
Cuore di me, la tua stiva.

Lì, ti sento riposare, tesoro mio.
E quando vorrai, ti lascerò andare.
Ma ti voglio cullare, ora.
E ora, è per sempre.
Come il mare.

(Olga, novembre 2008)

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